Lello Vecchiarino – Bianco Nero e Giallo
Quando e chi può dire che un delitto sia da considerarsi perfetto? Quanto più imperfetto sarà stato il lavoro investigativo, tanto maggiore è da intendersi la quota di perfezione che va riconosciuta all’esecuzione del delitto. Ed è quel che nei fatti avvenne a Torino nel febbraio del 1958, quando Diabolich, non quello del fumetto, uccise Mario Giliberti, giovane operaio pugliese che lavorava in Fiat. Fu, dunque, un delitto senza giustizia commesso da un assassino senza volto, che però si firmò Diabolich. Per anni tutto fu avvolto nel silenzio, finché 47 anni dopo il delitto spunta fuori una misteriosa e-mail. Il caso Diabolich potrebbe riaprirsi. E sarebbe un cold case all’italiana. Come unica nella storia della Giustizia, e dunque all’italiana, fu la sentenza emessa da una Corte d’Assise – era da poco iniziato il secolo breve – che condannò a vent’anni di reclusione un giovane di origini calabresi accusato di aver ammazzato il conte Ubaldo Beni. Erano tempi bui e di fame nera, e se in casa di un contadino si metteva a tavola una scodella di brodo di pollo, delle due l’una: o era malato il pollo o era malato il contadino. Se ne parlò diffusamente della morte del conte, ma più del delitto, clamoroso fu il processo che riconobbe e certificò come prova un fenomeno di telepatia, che valse la dura condanna a Baldo Veneziani. Telepatia e giustizia: e se ne ebbe eco anche in Francia, oltre che in Italia. Storie che incrociano i percorsi degli enigmi di provincia, ma anche storie inconsapevoli e tuttavia possibili perché racchiuse negli archivi giudiziari, dove pure un caso di ipnosi svela una inquietante vicenda. Storie minime e di provincia non ancora occulta, eppure luogo denso di enigmi e misteri luccicanti come lingotti di platino o roventi come il fornello di una pipa la cui crepa, nell’immaginario dell’autore disvela la trama di un delitto senza tempo.